Con questo articolo volevo fare un po’ di luce su quali possono essere i rischi a cui ci si espone facendo bondage con corde di juta “crude” cioè non preparate per l’uso kinky.

Generalmente le corde che si trovano in commercio non nascono per un utilizzo kinky, bensì sono prodotte per l’uso industriale, navale e agricolo, di conseguenza occorre trattare le corde per renderle più adatte al nostro utilizzo. Il trattamento non consiste solo nello “ammorbidire” la corda ma anche nel ripulire la corda dai residui industriali, inoltre aggiunge un tocco personale alla corda che la rende unica.

Esistono alcuni trattamenti per la preparazione della corda, che portano a finiture abbastanza differenti gli uni dagli altri, di cui il denominatore comune rimane il ripulire le fibre di juta dai residui tossici contenuti all’interno della corda stessa.

Quali sono questi residui tossici e perché li troviamo nelle corde di juta? Per risponder a questa domanda è necessario fare un’introduzione a proposito del processo di fabbricazione delle corde di juta.

Intanto specifichiamo che cos’è la juta. La juta è una fibra tessile naturale ricavata dalle piante del genere Corchorus Capsularis, appartenente alla famiglia delle Malvaceae, presente in grandi quantità nelle regioni monsoniche dell’Oriente. La crescita di questa pianta è sensibile alle precipitazioni, per questo la maggior produzione mondiale della juta è concentrata in Bangladesh e India, e in misura minore in Myanmar e Nepal, dove trova le condizioni perfette per prosperare. La pianta può raggiungere fino ai 4 metri di altezza e può avere varie colorazioni: dal bianco tendente al giallognolo al grigio-argento o in varie gradazioni di marrone. Si presenta in due varietà: la Corchorus olitorius dai riflessi dorati e la già citata Corchorus capsularis che presenta riflessi argentei. La Juta Indian è la qualità più pregiata nel mondo tessile, la sua filaccia è composta da filamenti lunghi circa 2-3 metri con fibre di 2-5 mm. Più il colore è chiaro maggiore sarà la qualità, viceversa più il colore è bruno peggiore sarà la qualità.

Come si arriva però dalla pianta alla corda?
I fusti di juta vengono prima raccolti dalla piantagione e poi sottoposti alla macerazione, per liberare dal verde le fibre: dopo l’essiccazione vengono immersi in acqua per una ventina di giorni e successivamente essiccati di nuovo. Le fibre ricavate alla fine di questo processo vengono lavate, asciugate e assemblate in balle. La parte legnosa, che rimane dopo la macerazione in acqua, si utilizza come legna da ardere.

Da qui poi parte il processo di filatura che attraverso l’utilizzo di macchinari consente la creazione di filati che serviranno poi per creare tessuti, reti, sacchi e anche corde.

In questo processo le fibre da filare vengono spruzzate con dell’olio per essere ammorbidite e preparate per l’impilamento. Secoli fa veniva utilizzato olio di balena per questa lavorazione ma, al giorno d’oggi, si preferisce utilizzare olii minerali, nello specifico il JBO Jute Batching Oil…e qui iniziano i problemi. Sì perché il problema del JBO è che è abbastanza tossico e già a dagli anni 60 possiamo trovare studi che attestano essere un agente cancerogeno. Esiste uno studio che dimostra che l’applicazione di JBO sulla pelle dei topi produca scarsa crescita dei peli, calvizie, acne e ulcerazioni. Un altro studio suggerisce che i lavoratori esposti al JBO durante il processo di lavorazione sviluppino acne, dermatosi e cambiamenti degenerativi premaligni. Tuttavia non è ben chiaro quanto e a che livello sia effettivamente pericoloso per la salute umana e anche le sue proprietà cancerogene sembrano dipendere da alcune variabili quali anche condizioni preesistenti etc.

E’ però un fatto che svariate persone della comunità mondiale delle corde abbiano sviluppato sensibilizzazioni cutanee, dermatiti e ulcerazioni. Sono stati registrati anche casi di svenimenti improvvisi subito dopo essere entrati in contatto con corde “crude”. Io personalmente posso aggiungere di aver sviluppato una sensibilizzazione alle vie respiratorie e se sto per un po’ di tempo in una stanza con corde “crude” inizio ad avere affanno e asma.

Di conseguenza, secondo il vecchio adagio che prevenire è meglio che curare, è preferibile limitarne l’esposizione al minimo indispensabile.

Come faccio a sapere se le corde che voglio comprare sono state prodotte con l’utilizzo di JBO o no? Se il rivenditore sa quello che vende dovrebbe essere in grado di rispondere alla domanda in maniera esaustiva, ad ogni modo, se le corde hanno un forte odore che ricorda quello del kerosene, allora sì sono state prodotte utilizzando JBO.

Come si fa quindi a togliere il JBO dalle corde? Il metodo più efficace per estrarre il JBO dalla juta è sicuramente la bollitura, questo però tende ad indebolire abbastanza la fibra. Nel caso delle corde per uso kinky indebolire la fibra potrebbe essere un pro, ma dipende dalla corda. Nel caso di corde 2ply, cioè con una torsione abbastanza marcata il problema più grande derivante dalla bollitura è il disallineamento delle tensioni dei legnoli, ma con un po’ di lavoro certosino è una cosa risolvibile. Invece nel caso di corde 1ply, per intenderci le comuni corde giapponesi con torsione abbastanza blanda, siccome hanno un carico di rottura non troppo alto indebolirle ulteriormente le renderebbe poco sicure. (se volete approfondire l’argomento corde o se volete capire la differenza tra 1ply e 2ply trovate un articolo dedicato qui)

Altri metodi per togliere il JBO dalle fibre sono il vapore, che però comunque bagnerebbe le fibre e quindi occorrerebbe sempre un processo di riallineamento delle tensioni dei legnoli, oppure l’utilizzo di processi che sfruttano il calore per rompere le molecole del JBO.

Questi 3 differenti processi richiedono un certo grado di competenza, di spazio ma soprattutto di tempo e li spiegherò più nel dettaglio in un prossimo articolo.

Ma quindi perché, se il JBO è così dannoso e difficile da estrarre dalla fibra una volta finita la produzione, si continua ad utilizzarlo? Prevalentemente per mantenere basso il costo finale della corda. Esistono fabbricanti di corde che non usano JBO nei loro processi ma il costo finale non riesce a rimanere contenuto inoltre, e questo è un mio parere personale, non sono ancora riuscito a trovare una corda prodotta senza JBO che mi soddisfi quanto una corda prodotta usando JBO.

Riassumendo il tutto:

  • cercate di evitare di utilizzare corde non trattate
  • informatevi se le corde che volete comprare contengono JBO
  • se avete bisogno di consigli o avete domande sui trattamenti con le corde, non esitate a chiedere
Categories: blogRisorse

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: